PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLO COPPARO
PARROCCHIA SS. PIETRO E PAOLOCOPPARO

Lo scultore Arrigo Minerbi                              di don Paolo Clerici

Grande scultore del ‘900, di famiglia ebrea, autore di numerose opere tra cui il Don Orione morente e la “Madonnina” posta su Monte Mario a protezione di Roma.

            Nasce a Ferrara il 10 febbraio 1881da famiglia ebrea commerciante di tessuti. Sesto di nove fratelli.

            In un suo testo autobiografico (Pensieri- Confessioni- Ricordi, Milano, Casa Editrice Ceschina, 1954) sottolinea le sue modeste origini familiari e un percorso quasi autodidatta. Frequentò la scuola d’arte civica di Ferrara ed ebbe tra i suoi maestri Luigi Legnani. Trasferitosi a Firenze, vi frequentò nel 1902 la scuola libera del nudo dell’Accademia di belle arti e svolse per necessità economiche diverse attività in ambito artigianale ed artistico, quali lo stuccatore, il ceramista e il restauratore. Il soggiorno fiorentino contribuì sicuramente anche ad approfondire le sue conoscenze della scultura rinascimentale.

            Tra il 1905 e il 1906 si trasferì a Genova, dove rimase fin all’inizio della prima guerra mondiale, qui conobbe Malvina Benini, di famiglia ferrarese che diventerà sua moglie. Di questo periodo sono da ricordare diverse opere tra cui un gigantesco Nettuno in ferro e cemento del 1910 oltre ad alcune fontane in città.

            Si trasferì a Milano, ormai 35.nne dove nel 1919 si rivelò alla critica e al pubblico con una mostra personale alla Galleria Pesaro.

            Artista prediletto di Gabriele D’Annunzio, che l’ebbe amico, per lui realizzò il ritratto della madre Luisa e il busto di Eleonora Duse entrambi esposti al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera.

            Nel 1937 gli fu commissionata dall’Arcivescovo Card. Ildefonso Schuster la prima, da sinistra, delle 5 porte bronzee del Duomo di Milano (sul tema dell’Editto di Milano); la porta fu completata solo nel 1948 poiché lo scultore era stato costretto a nascondersi a Gavazzana (AL) nella casa paterna del venerabile Don Sterpi e a Roma nell’Istituto orionino San Filippo Neri per sottrarsi alle persecuzioni razziali.

            Muore in una clinica a Padova il 11 maggio 1960 e fu sepolto nel cimitero israelitico di Ferrara.

 

            Dopo la morte di Don Orione , avvenuta a Sanremo il 12 marzo 1940, gli Amici di Don Orione, sollecitarono Don Sterpi di riprodurre il volto di Don Orione in un’opera d’arte, a tale scopo venne interpellata la Signora Gina Bassetti di trovare in Milano un artista che potesse riprodurre un busto del Fondatore; la signora ne parlò allo scultore Arrigo Minerbi, il quale però disse, come artista, di non sentire l’idea di un busto marmoreo che non avrebbe espresso quanto Don Orione aveva ancora da dire agli uomini…Egli sentiva di fare qualcos’altro, qualcosa di diverso. Don Sterpi persuaso di essere di fronte ad una personalità di eccezione, non osò contraddire.

            Le trattativa si svolse da parte dei committenti, Gina e Giannino Bassetti, e lo scultore fu accompagnato al Piccolo Cottolengo di Milano, nell’antica sede del Restocco e si mise al lavoro; volle vedere e leggere tutto quanto riguardava Don Orione, parlare con coloro che lo avevano conosciuto e dopo mesi di soggetto che egli si era proposto di “vivificare” aveva preso anima e corpo nella magnifica statua che il 28 novembre 1941venne mostrata ai Superiori della Congregazione e agli amici più intimi. Don Orione è morente, ma nel suo atteggiamento, nel suo riposo c’è tanta forza, tanta anima, tanto pensiero che sembra ancora vivo, tanto che Don Sterpi e tutti coloro che erano presenti per ammirare l’opera del Minerbi, che da questo momento sarà chiamata “il Don Orione morente”, istintivamente si inginocchiarono in preghiera.

            L’opera nell’originale in marmo si può ammirare nella cappella del Piccolo Cottolengo di Milano e in bronzo nella cripta del santuario-basilica della Madonna della Guardia a Tortona.

            L’artista l’11 ottobre 1941, dopo aver ricevuto l’onorario per la statua, inviò a Giannino e Gina Bassetti uno scritto dalle parole suggestive e profondamente spirituali:” Oggi ricevendo la somma che avete voluto inviarmi a saldo con tanta cortese sollecitudine, ho dovuto convincermi che avevo proprio finito di lavorare per Don Orione.

            E la ormai consueta tristezza dell’ora che segue l’opera compiuta, mi prende e mi tiene; poche opere hanno saputo darmi come questa un compenso spirituale così alto e profondo, e poche sono le mie creature concepite e create con tanta sicura certezza e con tanta commozione…”.

            Merita ricordare anche la bellissima rievocazione Com’è nato il mio “Don Orione morente” dello stesso Minerbi: è una cronistoria commossa dello scultore sulla preparazione, sul progetto e sul lavoro di esecuzione del Don Orione morente con osservazioni sul lavoro quotidiano di conoscenza e di comprensione dell’uomo e del santo, di penetrazione del mistero della vita e dell’opera e di trasfigurazione attraverso l’arte, che gli ha permesso di darne il ritratto fisico, perfetto nei particolari e nell’insieme e nello stesso tempo il movimento dell’anima:” Rievocare Don Orione   come lo conobbi e come si fece vivo in me, che mai lo vidi coi miei miseri occhi umani, mi cagiona sempre una grande commozione e una grande dolcezza. Quando la pia e dolce Signora che volle mantenere l’anonimato mi condusse al Piccolo Cottolengo del Restocco a Milano, proponendomi di eseguire il busto di Don Orione, ignoravo quasi l’Uomo. Avevo letto l’apoteosi dei funerali, le brevi stereotipate biografie dei quotidiani, affaccendati in ben altre cure, e nulla più. Grave colpa la mia. Ma è così…Don Sterpi tolse piamente da una scatola, una maschera in gesso, e me la porse. Mi caddero le braccia…La tenni nelle mie mani in silenzio, non osando dire la cruda verità. Poi chiesi:” Non avete una fotografia della morte?” Me la porsero. Trasalii. Ebbi la visione delle pietre tombali dei nostri Condottieri più famosi. Mi parve rivedere i lineamenti rudi e decisi del Cangrande della Scala, del Grottamelata, di Colleoni, addolciti da una luce interiore ineffabile…Questo, questo sì, mormorai, questo è Lui…il monumento se l’è fatto da sé!”.

            Arrigo Minerbi divenne anche lo scultore delle Madonne di Don Orione. Quando l’8 dicembre 1943 giunse a Roma presso l’Istituto S. Filippo Neri, inviato da Don Sterpi sotto il nome Arrigo della Porta per sfuggire alle leggi razziali, i fedelissimi amici di Don Orione, animati da Don Piccinini Gaetano dopo il bombardamento di Roma del 9 agosto 1943 avevano fatto voto di erigere, terminata la guerra, una statua della Madonna a protezione di Roma\ a lui pensarono di affidare la  creazione della Madonna chiamata Regina dell’Universo poi riproposta in varie copie: due grandi dorate, di circa 10 metri, una che vigila da Monte Mario sulla città di Roma e l’altra da Orient Hill sulla città di Boston, e varie copie piccole di cui vogliamo ricordare quelle di Milano, di Copparo, di Terracina, ora in Argentina e una donata al Papa Pio XII in udienza privata a Castel Gandolfo.

 

            Il Diario del Piccolo Cottolengo di Milano il 2 giugno 1960 ricorda la morte di Arrigo Minerbi, avvenuta a Padova l’11maggio 1960, come grande ammiratore di Don Orione e annota:” Nel suo sereno tramonto, pur essendo israelita di religione, ha baciato il crocifisso - un crocifisso appartenuto a Don Orione - e la Signora Malvina, fedele sua compagna fino agli approdi di Dio, ha esclamato:” Signore è arrivato dove speravo, è arrivato dove speravo…”.